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Portale delle attività didattiche del Prof. Rosario Faraci


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Trenta!

Studiare bene!

Da una storiella ideata e scritta dal Prof. Faraci nel 2002 per gli studenti frequentanti il corso di Tecnica Industriale e Commerciale




Trenta scrive agli studenti



Ciao a tutti. Mi presento. Mi chiamo Trenta. Sono un numero cardinale dal nome di origine latina e, come sapete, sono figlio di tre decine. Sono invariabile e, dunque, mantengo la stessa forma, sia al maschile che al femminile; di conseguenza, non ho pregiudizi di sesso. Ho doppia cittadinanza poiché sono 30 per gli arabi e tre volte X per i romani.

Ho una lunga storia, ma come numero sono conosciuto ai più, e agli studenti universitari italiani in particolare, perché rappresento il voto massimo degli esami di profitto.

Ho un glorioso passato, anche a livello internazionale. Forse pochi lo sanno. Trenta furono i tiranni che governarono Atene dopo la sconfitta ad opera degli Spartani. Trenta furono i denari con i quali Giuda tradì Gesù Cristo. Trenta furono gli anni di durata di una grande guerra che afflisse l’Europa tra il 1618 e il 1648. Trenta è stato il cognome di una famiglia patrizia lucchese che fece fortune con il commercio. E non dimenticate che trenta segue il ventinove che, per l’economia del secolo scorso, fu anno di sventure. Dal punto di vista ludico, insieme a quaranta, facciamo coppia in un gioco alle carte francesi d’azzardo. E poi, trenta quaranta, la gallina canta, la canta tutta sola, non vuole andare a scuola. Vi ricordate questa filastrocca?

Eppure, come dicevo, sono conosciuto a Voi studenti, perché rappresento il massimo dei voti cui potete aspirare, qui in Italia. Sì, perché in altri Paesi, come in America, io non sono un voto, ma una lettera, la A, la prima dell’alfabeto che esprime un intervallo di numeri che nel, Vostro paese, equivalgono alla fascia 27-30.

Con il passare degli anni, mi sono dovuto piegare alla logica dei numeri universitari e sono così diventato l’obiettivo di migliaia di studenti iscritti all’Università, frequentanti e non. Tutti mi cercano, tutti mi vogliono, tutti aspirano ad andare con me. Ma non sono che io decido! Sotto questo aspetto, pur essendo un numero, conto ben poco…

A decidere le sorti dei miei accoppiamenti sono i docenti, ovvero quelli che insegnano e che esaminano, e ciò non significa per definizione che vado a finire sempre con le persone giuste. Ma, in cuor mio, la speranza è l’ultima a morire… E poi mi fido nella maggioranza dei casi!

Mi offendo quando sento dire che “chi ha fatto trenta può fare trentuno” come se ci fossero ulteriori frontiere di piacere rispetto alle gioie che posso procurare. Trenta, non Ve lo scordate, suona come le note di un violino in una serata di mezza estate…

Consentitemi, però, di dirVi qualcosa su di me, sui miei gusti, su miei sentimenti. Avrete capito che io non posso andare con tutti. Da me in giù ci sono tanti altri numeri disponibili… Sono i miei fratelli minori e il più piccolo, diciotto, è quello più scanzonato. Lui è un "politico" e va con molti perchè "lascia passare"...

Ma sia chiaro una volta per tutte che se, nella vita universitaria, sono chiamato istituzionalmente ad accoppiarmi per la selezione della specie, lasciatemi svolgere questo ruolo in santa pace. Giusto o sbagliato che sia.

Pur associandomi indistintamente al femminile o al maschile, da sempre il mio tipo ideale deve essere intelligente, brillante, preparato, originale e qualche volta geniale, in grado di usare bene i due emisferi del cervello umano, e soprattutto capace di dare emozioni. Se mi ci trovo bene, l’esperienza si può ripetere altre volte. Con i migliori, è tante volte trenta quanti sono gli esami. Altrimenti è una tantum. La lode non conta, quella è solo una benedizione!

Io le mie preferenze le ho espresse da tempo sia a studenti che a docenti, siano poi loro a decidere. E poi: capisco che non valgo quanto il 10 a scuola, forse qualcosa in meno perché sono più inflazionato, ma posso aspirare a stare con i migliori? Gratificandoli con la mia presenza sul loro libretto, sui loro certificati, sui loro curricula?

Da quando è entrata in vigore la riforma universitaria, non mi sento più come prima. Si arriva a me per mezzo di test, lavori di gruppo e forme di partecipazione attiva. Una volta, bastava solo lo sguardo… un colloquio… una parola scritta… per stabilire le sorti del mio destino. Adesso mi si dà pure a crediti! E quando finisco nel libretto, sono solo un esame approvato, esattamente come i miei fratelli minori…

I tempi sono cambiati e mi devo adeguare. Ma ci tenevo a farVi sapere chi sono e da dove vengo. Ho una reputazione da difendere e manterrò sempre la dignità di essere un numero massimo che fa la differenza. Ciao, buon anno e in bocca al lupo a tutti!



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